Ludopatia, quando il gioco diventa una patologia
A tutti noi fa piacere fare una partita a carte con gli amici o grattare un “gratta e vinci”, tentando la fortuna con i numeri del lotto o le schedine del totocalcio.
In generale non è neppure una pratica così aberrante, se ci si limita a puntare pochi spiccioli e si ha la fermezza di smettere quando ci si accorge di star esagerando.
Ma il gioco, al pari della droga o del fumo, prende senza che ci si renda conti, ed in un attimo si rischia di sprofondare in un inferno chiamato ludopatia.
La ludopatia, anche definita come gioco d’azzardo patologico, è un disturbo del comportamento rientrante nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi.
In pratica si entra in un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire: più si punta, più si perde e più si continua a scommettere, sperando che la sorte prima o poi torni a sorridere.
Il gioco d’azzardo patologico finisce per influenzare l’intera esistenza, spinge ad isolarsi, a interrompere i rapporti anche familiari, a non andare più a lavoro.
Nei casi più gravi si finisce per dilapidare il patrimonio di una vita e, ritrovatisi senza più nulla, ci si spinge fino a gesti estremi.