Il Piano Colao prevede una tassazione sui bancomat
Nelle scorse ore il comitato di esperti voluto dal governo e guidato dal manager Vittorio Colao ha consegnato alla presidenza del Consiglio un documento di 121 pagine intitolato “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022”, e che è stato ribattezzato “piano Colao”.
Un documento su cui si dovrà ancora discutere e che contiene numerose azioni da attuare, per far risorgere l’Italia dalle sue ceneri dopo il prolungato lockdown.
Tra le varie riforme previste una però già sta facendo infuriare i più: una “tassa sul bancomat” per disincentivare il ritiro e l’utilizzo dei contanti.
Nello specifico, nel documento c’è un capitolo, dedicato a “Imprese e Lavoro, motore dell’Economia”, in cui emerge uno dei pilastri attorno al quale ruota il piano portato avanti dal manager: la lotta, senza quartiere, all’uso del contante in favore del “Passaggio a pagamenti elettronici”, come spiega nel dettaglio un capitolo dedicato al tema.
L’obiettivo del Piano Colao sarebbe quello di far emergere i capitali nascosti, quelli che fino ad oggi il fisco non è riuscito ad individuare. Per arrivare a questo obiettivo gli esperti starebbero mettendo sul piatto alcune ricette, come il condono per il contante nascosto nelle cassette di sicurezza e frutto di operazioni in nero, ma anche una tassa sui prelievi.
“Invece di pensare a abbattere la burocrazia e a togliere tutti gli odiosi obblighi che rallentano la nostra economia, i tecnocrati di Conte studiano soluzioni per eliminare il contante dalla circolazione. Quasi come avesse eseguito i consigli di Romano Prodi, la task force di Vittorio Colao propone di tassare i prelievi al bancomat!”, tuona su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
“È ora di mandare a casa l’Armata Brancaleone pentapiddina e tutti i tecnocrati al loro seguito, all’Italia serve subito un Governo forte che abbia come obiettivo principale quello di restituire al cittadino la libertà di fare impresa e di decidere come, quando e dove spendere i propri soldi senza che lo Stato spione stia lì a controllare e tassare per conto delle banche ogni singola transazione”, chiosa.