Doping, il nemico numero uno dello sport
Lo sport è essenzialmente costanza, fatica, sudore, impegno quotidiano per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati e che sono assolutamente personali.
Anche se la genetica e la propensione innata a una disciplina piuttosto che ad un’altra hanno il loro peso, non esistono miracoli, non esistono scorciatoie, o almeno non dovrebbero esistere.
Questo perché sono tanti, soprattutto coloro che gareggiano a livello agonistico, che si affidano al doping: di cosa si tratta?
Come recita l´art. 1 della Legge 14 dicembre 2000, n. 376 che disciplina in Italia la tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping, “costituiscono doping la somministrazione o l´assunzione o la somministrazione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l´adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche e idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell´organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.”
La storia del doping inizia nell’antichità, all’epoca delle prime Olimpiadi nella Grecia classica, ma nello scorso secolo la lotta contro il doping degli atleti di alto livello iniziò realmente solo con la morte del ciclista danese Knud Enemark Jensen durante le Olimpiadi di Roma del 1960.
Oggi tutti i regolamenti sportivi vietano il doping e prescrivono l’obbligo per gli atleti di sottoporsi ai controlli antidoping, che si effettuano mediante l’analisi delle urine e in taluni casi anche del sangue.