Cos’è lo Smart Working?
Da quando è scoppiata questa pandemia, e si è reso di conseguenza necessario trovare nuovi metodi per lavorare senza recarsi materialmente in ufficio, è salito alla ribalta lo smart working: voi sapete cos’è?
In realtà non è affatto un concetto nuovo, dato che molti paesi del mondo lo prediligono alle forme di lavoro “tradizionali”, ed anche in Italia negli ultimi anni ha trovato spazio in molti settori, ma solo negli ultimi mesi, come conseguenza del lockdown, è stato “generalizzato” a numerosi altri ambiti.
Stando alla definizione che ne dà l’Osservatorio del Politecnico di Milano, si tratta di “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
Più semplicemente, si tratta di una modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.
È un indubbio vantaggio per entrambe le parti: i lavoratori vengono maggiormente responsabilizzati, ma allo stesso tempo hanno maggiori ambiti per organizzarsi e gestire i propri tempi, mentre i datori di lavoro possono contare su dipendenti più motivati ed indipendenti.
Il lavoro agile prevede che la prestazione lavorativa venga eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno, ma senza stabilire una postazione fissa. Nessun cambiamento, comunque, nella retribuzione: è un errato luogo comune pensare che i lavoratori agili guadagnino meno, anzi: se si produce di più, in libertà, si ha più possibilità di aumentare i propri profitti.