WhatsApp e Telegram, account rubati con la segreteria telefonica

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Gli account di WhatsApp e Telegram sono rubati attraverso la segreteria telefonica.

A lanciare l’allarme InTheCyber, la società leader nella Cyber Defense e nell’Intelligence.  Il team di InTheCyber ha scoperto come i malintenzionati possono accedere agli account di tutti con estrema facilità.

A detta dagli esperti della sicurezza informatica non è necessario essere un hacker o un esperto in informatica per rubare i dati, perché c’è una porta spalancata e, chi vuole, può entrare senza forzare nessuna serratura. Questa porta si chiama “segreteria telefonica”.

La segreteria telefonica, insieme alle procedure vocali di autenticazione dei servizi di chat, rendono molto vulnerabili gli account di questi servizi di messaggistica.

Che le segreterie telefoniche mettessero a rischio i nostri dati, si sapeva già da qualche tempo. Ed è stato proprio un gruppo di ricercatori italiani a scoprire che attraverso la segreteria telefonica è possibile impossessarsi, dell’account di WhatsApp o di Telegram di una persona: basta conoscere soltanto il suo numero di telefono.

InTheCyber ha dimostrato l’estrema facilità di accesso alle segreterie telefoniche e il servizio di autenticazione di servizi come WhatsApp e Telegram. Ma per saperne di più bisogna aspettare lunedì 24 ottobre 2016.

In quella data, infatti, nel Palazzo delle Stelline di Milano si terrà la 7a Conferenza nazionale sulla Cyber Warfare ed è qui che la società mostrerà al pubblico quanto scoperto e già segnalato dal team di InTheCyber a operatori telefonici italiani e sviluppatori delle diverse app da oltre un mese.

Un tempo abbastanza congruo da permettere loro di adeguare i sistemi ma Lino Buono, Head of R&D di InTheCyber ci informa che, al momento, non c’è stata “Nessuna risposta dagli operatori. Solo WhatSapp ci ha scritto scaricando la responsabilità sugli operatori”.

Si spera che gli operatori riescano a risolvere questo problema anche perché, a detta di InTheCyber, in Italia ci sono circa 32 milioni i numeri a rischio.

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