WhatsApp attenzione ad una nuova truffa sul rinnovo a pagamento
Gira in rete una nuova, potremmo definire ennesima, truffa riguardante la piattaforma di messaggistica istantanea WhatsApp, come accaduto già in passato, anche in questo caso si tratta di una comunicazione per il rinnovo del servizio a pagamento.
La segnalazione è arrivata dal Commissariato di Ps On Line, possiamo rifarci al comunicato emesso dallo sportello dei diritti che ci specifica:
“Rinnova il tuo account Whatsapp gratuito entro 48 ore per evitare la perdita di tutti i media”. Recita più o meno così una tra la miriade di tipi di email truffa che affermano falsamente che Whatsapp sta scadendo e che si dovrà effettuare un fantomatico rinnovo cliccando un determinato link.
Niente di più falso e pericoloso! Lo “Sportello dei Diritti” interviene nuovamente per chiarire che questi finti messaggi che adesso utilizzano anche il canale della posta elettronica, non sono altro che dei tentativi per carpire la nostra buona fede ed accedere ai nostri dati. Anche la Polizia Postale sulla sua pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” ha ricordato con un post che “Questo messaggio truffa cambia la veste e il canale di diffusione ma rimane sempre lo stesso.
A tutt’oggi il servizio offerto da WhatsApp è a titolo gratuito per l’utente che ne usufruisce” e ha postato lo screenshot del tipico falso messaggino. È bene ricordare ancora una volta – evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” – che “Whatsapp”, almeno per il prossimo futuro e salvo diverse indicazioni ufficiali degli sviluppatori e titolari del marchio, è un’applicazione completamente gratuita. In tal senso, va sottolineato che i titolari di App compreso Whatsapp utilizzano specifici canali per i loro aggiornamenti ed in particolare Apple Store per i sistemi IOS dei dispositivi Apple e i Market Store (tra cui Google Play Store) per i dispositivi Android. È evidente, quindi, che questi messaggi sono falsi e vanno semplicemente cancellati per evitare conseguenze dannose per i nostri dispositivi.”
fonte@Sportello dei diritti