Si continua a parlare di Brexit e gioco: situazione forse grave ma non tragica
Poco più del cinquanta per cento della popolazione inglese, forse, ha perso l’occasione di dimostrare una lungimiranza politica ed una certa maturità scegliendo la strada della separazione dall’Europa. Certamente, le famiglie britanniche aristocratiche dilaniate a volte da lotte interne, oppure ostinate nella loro vecchia e nostalgica grandezza esteriore, vorrebbero mantenere i loro vecchi valori “british” allontanandosi dall’Europa ed effettuando, secondo chi scrive, una scelta “antistorica” che probabilmente emarginerà sempre di più uno Stato che è già diviso al proprio interno ed è incapace di scegliere se stare con gli Stati Uniti oppure di “convincersi” a partecipare seriamente all’Unione Europea.
Ma poste queste righe di riflessione, magari anche un poco banali, bisogna avere l’ardire di vedere cosa questa decisione, in realtà, porterà nelle industrie del gioco e nella loro economia visto che l’onda anomala di Brexit potrebbe abbattersi su questo settore magari in modo inatteso ed inspiegabile. I tempi presumibilmente però non sembrano essere maturi per trarre deduzioni avveniristiche relative ad un settore che già di per sé stesso vive, specialmente in Italia, momenti di tensione e di aspettative abbastanza particolari.
Dunque, posto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa avrà un processo lento e che potrà influire anche sui casino aams elenco che operano in Italia, non si pensa che tale processo possa avere effetti molto gravi o devastanti, queste conseguenze non entreranno si crede nei rapporti economici tra gli Stati e la Gran Bretagna, ma determineranno una sorta di processo di “rinsecchimento” dei legami istituzionali. I rapporti economici invece verranno in modo graduale sostenuti da accordi specifici volti a “mitigare” gli effetti di Brexit.
Il primo scoglio, naturalmente, sarà la reintroduzione dei dazi doganali che farà effettuare un “bel balzo indietro nel tempo”, e si parla di circa 40anni, che secondo una prima stima effettuata porteranno a carico degli esportatori italiani una incidenza del 5% circa. Quindi, queste stime ipotizzano che le aziende esportatrici italiane avranno un costo di circa 1,12 miliardi di euro, pari allo 0,25% dell’esportazione italiana nel mondo. Le cosiddette “barriere invisibili” saranno più forti e gli effetti frenanti generati da nuove regolamentazioni interesseranno anche le imprese del gaming.
Un altro aggravio scaturirà dalla svalutazione della sterlina e di conseguenza dalla ridotta appetibilità degli acquisiti britannici all’estero: “Il crollo della sterlina registrato a seguito di Brexit è destinato a ripercuotersi sulle società che operano sul mercato del gioco d’azzardo esattamente come per tutte le altre imprese”. Ovviamente, visto che le molte filiali internazionali delle società di gioco sono in valuta, è facile pensare cosa succederà se la sterlina andrà incontro alla svalutazione per i Paesi come la Danimarca, Malta e Germania. Ci vorrà, probabilmente, una pianificazione per resistere a questo particolare impatto ed uscirne nel miglior modo. Anche se naturalmente la sterlina tornerà in tempi assai medi ai suoi valori storici.
Una interessante stima effettuata da Standard & Poor’s, determina che i Paesi più esposti sarebbero Irlanda, Malta, Lussemburgo e Cipro, mentre Italia ed Austria sono giudicate nazioni meno vulnerabili. In ogni caso si tratterà di sopportare le “turbolenze” del periodo iniziale, che si ripercuoteranno anche sul settore dei casino online legali con le migliori slot machines ,rappresentate dai rischi che si avranno sul mercato sopratutto sui cambi e sui prezzi. Non sarà probabilmente il gioco d’azzardo quello più colpito e che dovrà reggere l’urto, ma forse il settore di quelle imprese che esportano beni tangibili: quindi, niente allarmismi per il mondo del gioco d’azzardo, con qualche piccolo “sobbalzo” tutto continuerà, anche dopo l’onda Brexit, a scorrere tranquillamente.