Texas Hold’em: intelligenza artificiale uno, uomo zero
Texas Hold’em: intelligenza artificiale uno, uomo zero.
Avevamo cominciato tanti anni fa con gli scacchi, quando, nonostante si fossero elaborati programmi sufficientemente avanzati, la macchina non riusciva quasi mai a battere l’uomo, specialmente i migliori giocatori.
I quali ultimi avevano sempre quel pizzico di spunto in più, quell’intelligenza appunto, che consentiva di battere la macchina, ben programmata, ma mai furba.
Ma gli anni passano: gli uomini restano intelligenti e anche furbi; e diventano furbe pure le macchine
Così abbiamo assistito all’intelligenza artificiale che ha imparato a battere quasi sistematicamente l’uomo nel gioco degli scacchi; ma ultimamente anche nel Go, nel Poker classico e nel Texas Hold’em, la variante più elaborata del poker.
Tutto questo è possibile col programma Deep Stack, in grado di prendere decisioni complesse in un battibaleno, anche su materie delicate, come la medicina e la difesa.
DeepStack inserisce qualcosa in più che lo fa assomigliare terribilmente all’intelligenza umana, una sorta di intuizione.
Il programma è stato analizzato e descritto dalla famosa rivista scientifica internazionale Science.
In una serie di partite giocate lo scorso dicembre, DeepStack è riuscito a sconfiggere 10 professionisti su 11, dopo 3.000 partite giocate nell’arco di 4 settimane, ragionando in maniera quasi perfetta. Quasi.